Di Francesca Emilio, Bari – E’ passata una settimana dalla fiaccolata tenutasi in memoria di Giorgia Soriano, ragazza travolta da una macchina, mentre percorreva una strada del V Municipio, a bordo della sua bicicletta. Quella bicicletta, riversa per terra, pubblicata su diversi giornali e anche sui profili social del sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha evidenziato una realtà cruenta: il tempo, per Giorgia, 18enne, si è fermato per sempre in via F.Speranza, una strada che collega internamente Palese a S.Spirito, ma che è anche raccordo per proseguire verso diverse zone come Catino, Torricella, San Pio, Bari e Bitonto.

Ad investirla è stata un’auto che arrivava dalla sua stessa direzione, guidata, stando a quanto scrivono le diverse testate giornalistiche, da una donna che –  nonostante le cause non siano ancora del tutto chiare – utilizzava un cellulare durante l’impatto. L’autista non si è resa conto della presenza di Giorgia, che cadendo ha urtato violentemente la testa. I soccorsi sono stati immediati, ma le condizioni della ragazza erano apparse gravi sin da subito e dopo un lungo intervento chirurgico e due giorni di agonia, la brutta notizia: Giorgia non ce l’ha fatta.

Alla fiaccolata, durante la quale erano presenti anche il sindaco Antonio Decaro e il presidente del V Municipio Vincenzo Brandi, erano davvero in tanti: più di 700 persone, provenienti da Palese, S.Spirito e quartieri limitrofi, si sono riunite per ricordare Giorgia, ma soprattutto onorare il gesto, davvero significativo ed importante, dei genitori, che hanno dato il consenso per donare gli organi della giovane ragazza e permettere così a Giorgia, di continuare a vivere in otto persone.

Più di mille lumini hanno creato una vera e propria “strada di luce”, quella luce che dovrebbe illuminare tutte le strade pugliesi e non ricordando che il rispetto per pedoni e ciclisti passa attraverso una cultura che nel nostro paese manca alla radice.

La strada in cui giovedì 8 agosto si è spezzata la vita di Giorgia è una strada molto importante per i cittadini del V Municipio, come detto più su è una strada che collega internamente le due frazioni, ma fa anche da raccordo verso altre destinazioni. Il “vialone” o lo “stradone”, perché è così che lo chiamano i residenti, è molto trafficato in quasi tutti i momenti della giornata, le macchine – nonostante siano stati da poco installati dei segnali luminosi che ricordano agli autisti di rallentare – approfittando del molto spazio a disposizione, spesso sfrecciano impavide e incuranti di persone al passeggio, animali o ciclisti, per i quali la circolazione risulta davvero difficile in quanto, oltre ad un marciapiede, non ci sono attraversamenti pedonali nei punti in cui il vialone fa da raccordo alla strada che si collega alle altre destinazioni.

Ma il vialone non è l’unico frammento ostile ai pedoni e ai ciclisti del V Municipio. Se è anche vero che lo scorso 21 dicembre la giunta comunale ha approvato il progetto preliminare relativo alla riqualificazione e pedonalizzazione del lungomare antistante il porto di Santo Spirito, le vie per arrivare lì a piedi o in bici risultano molto pericolose. Le abbiamo percorse sia in bicicletta, sia in macchina: come potete vedere nelle fotografie il marciapiede in alcuni tratti, soprattutto in quello vicino al Titolo, è quasi  inesistente, rendendo difficile la circolazione per pedoni, mamme con i passeggini e persone con mobilità ridotta, per non parlare dell’assenza di spazio per i ciclisti che sono costretti o ad imporsi ponendosi al centro della carreggiata rallentando il traffico – e incorrendo in concerti di clacson o insulti poco carini – o a rifugiarsi ai bordi. Anche a Palese la situazione non è delle migliori, sul ponte situato in via Gabriele D’Annunzio, ponte che porta veicoli e pedoni direttamente sulla strada dell’aeroporto, mentre lo spazio per i ciclisti è completamente assente, quello per i pedoni è davvero microscopico intervallato da cumuli di cespugli e segnaletica di lavori in corso che costringono questi ultimi, per un più sereno fluire, a camminare sulla strada, questi sono solo alcuni dei punti di cui abbiamo voluto parlarvi, se andassimo oltre i confini del V Municipio, decidendo di percorrere in bici Via Napoli, la strada che collega S.Spirito a Giovinazzo, noteremmo che si, la pista ciclabile c’è, ma molto spesso è occupata da macchine che incuranti dei ciclisti, la usano come parcheggio, costringendo questi ultimi a deviare il proprio percorso e a mettersi spesso sulla strada destinata al transito dei veicoli. Se si volesse raggiungere Bari da Palese invece, non essendoci collegamenti pedonali o piste ciclabili – anche questo però è un progetto approvato definitivamente lo scorso gennaio – molti temerari (e accade davvero) sceglierebbero di percorrere direttamente il tratto della 16bis che collega Palese alla prima uscita utile per Bari.

Certo, dopo il dramma il sindaco di Bari, anche dopo un lungo post sui social, in cui ha esortato i cittadini ad essere responsabili e – citiamo le sue parole – a scegliere che tipo di autista si vuole essere, se usare l’auto per spostarsi o per rischiare di ammazzare qualcuno – ha deciso di aumentare i controlli imponendo a tutte le auto della polizia locale di tenere i lampeggianti accesi nella speranza che possano aumentare le condizioni di sicurezza nel capoluogo pugliese che, nell’ultimo anno, ha registrato molte vittime a causa di incidenti stradali…ma basterà davvero a cambiare le cose in un paese, anzi, in una regione, che ha da sempre dimostrato poca attenzione nei confronti della cultura del ciclista e del pedone? Lo dimostrano le poche piste ciclabili esistenti, spesso poco funzionali o costruite a tratti  frammentati che collegano male i punti di arrivo dai punti di partenza, lo dimostrano le strade che sono sempre più piene di parcheggi e meno di spazi per pedoni e ciclisti. 

Scegliere la bicicletta o i propri piedi come mezzo di trasporto è un nostro diritto, sentirci sicuri di poterlo fare senza incorrere in autisti disattenti lo è allo stesso modo, ma è un dovere delle istituzioni – che a Bari ci hanno già provato con il progetto MUVT per stimolare l’adozione di stili di vita più salutari – fare in modo che si diffonda sempre più la cultura del camminare e del pedalare, a partire dai più piccoli, anche per il solo gusto di poter osservare con più attenzione le nostre strade, quelle strade su cui molte persone macinano chilometri per raggiungere le proprie destinazioni che spesso, a causa di distrazioni o di strade mal costruite, non raggiungeranno mai.