Foto di Luciano Manna

Di Francesca Emilio, Taranto – Il vento a Taranto è tossico. No, non è lo scenario post apocalittico di una serie tv o di un film, non è la trama avvincente di un libro: è una realtà tangibile che si infrange ogni giorno sulle vite dei cittadini, tra cui bambini. Le immagini inquietanti sono state pubblicate qualche giorno fa sul profilo social di Luciano Manna – ambientalista e fondatore del sito Vera Leaks – in un video di denuncia contro l’ordinanza del Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci il quale, al fine di ottenere il fermo degli impianti chiede allo stesso gestore di individuare gli impianti interessati da criticità. “Come può il sindaco pensare che il gestore o i commissari, possano individuare gli impianti interessati da fenomeni emissivi al fine del loro fermo impianti? Perché, secondo il sindaco Melucci, dovrebbero farlo oggi e non lo hanno fatto nei mesi passati di gestione ArcelorMittal o negli anni passati durante la gestione commissariale? Ha forse dimenticato il sindaco che l’impianto di agglomerazione, da cui si produce diossina, è stata recentemente oggetto di una denuncia in Procura circa il malfunzionamento degli elettrofiltri? O ancora, ha dimenticato Rinaldo Melucci che gli stessi Commissari si sono opposti allo spegnimento di AFO2 nonostante le prescrizioni non ottemperate e una sentenza di un Giudice a cui gli stessi Commissari si sono opposti? Come fa, quindi, il sindaco di Taranto a porre come condizione al fine dello spegnimento degli impianti l’autodenuncia dei gestori che sono gli stessi che sino ad oggi hanno difeso la marcia di impianti inquinanti?”  – ha scritto nel comunicato allegato al video Luciano Manna. La situazione è critica e resta stabile in queste condizioni da anni, è un cerchio senza fine in cui si corre sempre verso la stessa direzione, uno scarico di responsabilità che va a ledere però, la vita dei cittadini. Nel video viene mostrato chiaramente quello che accade nella città pugliese: le polveri che provengono dall’area grf dello stabilimento dell’ex Ilva, gestito – come scritto su – da ArcelorMittal – in maniera più grave nelle giornate piene di vento, ma in generale, ogni giorno, volano libere e arrivano sui balconi, sui vestiti, nelle case e nei polmoni dei cittadini. Ad aggravare la situazione vi è la presenza di una discarica a cielo aperto, situata al centro dello stabilimento, in cui vengono scaricate le scorie delle acciaierie, rifiuti speciali che, sottoposti alle intemperie causano il sollevamento del particolato nocivo che arriva dritto nelle case del quartiere Tamburi, ma non solo, ad essere coinvolti sono anche i quartieri Borgo, Paolo VI e Città Vecchia. Accade nonostante la copertura dei parchi minerali sia quasi terminata. Manna chiede chiaramente all’interno del comunicato che le autorità intervengano per impedire che queste polveri vadano a depositarsi sui balconi e sugli indumenti stesi dei cittadini o, peggio, che vengano direttamente inalati o respirati dagli stessi. “Il particolato fine, quello al di sotto del PM10 e del PM2.5, se respirato entra in circolo nel sangue tramite i polmoni. Tutto ciò rappresenta una vera e propria violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, un rischio concreto per la salute pubblica oltre al getto pericoloso di cose – scrive ancora l’ambientalista, il quale conclude –  il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, dovrebbe intervenire immediatamente esercitando le sue funzioni di Ufficiale di Governo e di Autorità locale sulle emergenze sanitarie ma sino ad oggi ha omesso di adottare provvedimenti contingibili ed urgenti al fine di prevenire ed eliminare i pericoli rappresentati dalle emissioni della fabbrica gestita da ArcelorMittal mentre, allo stesso tempo, dimostra di avere piena conoscenza delle criticità ambientali relative allo stabilimento ex Ilva perché lo dimostra nei comunicati stampa emessi negli ultimi giorni e negli ultimi mesi. Ma come ben sappiamo la salute dei cittadini non si difende con i comunicati stampa”. Immaginate bambini, anziani o donne in gravidanza vivere in quelle condizioni, ogni minuto della loro giornata. Ma la situazione non è grave solo nei giorni in cui si alza il vento: stando alle denunce di Luciano Manna “c’è un problema al forno di cottura dell’impianto agglomerato che rende l’omigenizzato incotto e che passando dagli elettrofiltri non permette la captazione dell’inquinante cancerogeno che non fa altro che uscire dal camino E312″, ma non solo, secondo l’ambientalista lo stabilimento non contribuisce solo all’inquinamento dell’aria, ne è la prova un altro video in cui vi è un fiume di una sostanza schiumosa tra l’acciaieria e l’altoforno.

Le polveri e le sostanze velenose e cancerogene continuano a piovere addosso ai cittadini di Taranto, continuano nonostante sia abbastanza ovvio oramai da anni che il problema esiste. Se non basta guardare il video per farsi un’idea, basta farsi una passeggiata a Taranto, andare in quella città bellissima rovinata dall’indifferenza nei confronti dei diritti dell’uomo e dell’ambiente. Basta mettere anche un solo piede a Taranto per sentire sulla propria pelle il cambiamento di densità dell’aria, l’odore forte, il colore rossastro che la contraddistingue. Rosso non di abbellimento, rosso di polveri velenose, quello stesso rosso di sangue versato dalle vittime causate da un sistema che resta immobile e non avvia un percorso di giustizia sociale e ambientale. Di cos’altro c’è bisogno per scuotere le coscienze e cambiare radicalmente e sul serio le cose? 

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