Di Francesca Emilio, Bari – Lavatrici, mobili, bombole di gas vuote, sono solo alcuni dei rifiuti trovati negli scorsi giorni dai Carabinieri Forestali di Monopoli. Siamo, nello specifico, in contrata Santa Barbara, alla periferia di Polignano, dove, in un’area di circa 1000m2, era stata realizzata una vera e propria discarica a cielo aperto, priva, ovviamente, di tutte le autorizzazioni. Tre imbarcazioni in vetroresina, elettrodomestici non funzionanti, rifiuti vegetali misti a reti per uso agricolo, lampadari, bombole di gas, ma anche lamiere e pezzi di finestre e ciclomotori, erano lì, adagiati su quella terra di cui tanto si è discusso nel periodo del lockdown. Luogo che ci ospita, luogo che permette agli esseri umani di vivere e coltivare i propri sogni e progetti, luogo che ha potuto respirare, finalmente, durante i circa tre mesi in cui l’uomo, costretto in casa, si è fatto da parte, lasciandole spazio. Ma quello della periferia di Polignano è solo uno dei moltissimi esempi. Basta farsi un giro per le campagne, ma anche per le strade di città o addirittura sul lungomare, per rendersi conto che l’inciviltà non ha mai lasciato spazio a nuovi modi di intendere la convivenza con il pianeta. La denuncia arriva direttamente dalle molte associazioni impegnate sui territori, per le quali la situazione, post emergenza sanitaria è notevolmente peggiorata. In molti hanno infatti sottolineato che la speranza di “uscire migliori” da questa emergenza è stata infranta pochi giorni dopo l’allentamento delle norme in vigore. Ve ne avevamo già parlato in un recente articolo, nel quale avevamo anche riportato quelle che sono state le denunce di alcuni sindaci pugliesi, tra questi Antonio Decaro. La situazione da allora non è migliorata, anzi: secondo i volontari la gente risulta addirittura incattivita e disinteressata a prendere sul serio decisioni utili per cambiare drasticamente le proprie abitudini. L’immondizia infatti, oltre che aumentare per le vie della città, in cui molte persone, incuranti, continuano ad usare le stesse come pattumiere a cielo aperto, è aumentata anche nelle campagne. Le foto parlano chiaro e noi lo abbiamo notato passeggiando per alcune strade prima e dopo il lockdown: quelli che prima erano spazi con cumuli di immondizia piccoli, ma nonostante questo non accettabili, sono diventate vere e proprie discariche. Canne da pesca, frigoriferi, vestiti, residuo, divani, vecchi quaderni e molto altro ancora. Per non parlare del centro urbano o dei luoghi di incontro come il lungomare, i diversi moli: se ci si impegnasse con minuziosa attenzione si potrebbe ricostruire con cura la maggior parte delle serate. Ma non solo. In molti luoghi la città sembra ancora in stato di abbandono, come se, da certi luoghi, non dovesse più passarci nessuno. L’esempio più concreto è quello del ponte situato a Palese, in cui da una parte un albero cresce libero, intralciando il percorso dei pedoni, tra cui anche molte donne col passeggino. Dall’altro, restano esattamente come erano stati lasciate, le transenne utilizzate per vietare il passaggio da quella zona del ponte, transenne che, nonostante gli aggiusti siano stati effettuati da mesi, intralciano, così come l’albero, il passaggio dei pedoni, con la sottile, ma grandissima differenza, che immondizia e transenne, sono oggetti abbandonati lì dagli stessi cittadini. Anzi, per essere più precisi, dalla stessa azienda che si è occupata di effettuare i lavori, per i quali, nessun incaricato istituzionale si è preoccupato di effettuare sopralluoghi postumi rendendosi conto della pericolosità dell’attuale situazione. Insomma, mentre l’emergenza sanitaria si fa blanda, nonostante non sia ancora del tutto scomparsa, resta alto l’allarme su quello che è un comportamento che, al pari di tanti altri, può risultare molto nocivo, sia per la stessa terra, sia per gli esseri umani e gli animali. Ma come si può pretendere di cambiare certe abitudini, se non sono le istituzioni per prime a compiere passi concreti verso un mutamento radicale che modifichi alla base la cultura, comprendendo il rispetto dei luoghi e dell’ambiente come fattore primario e necessario?