Ha sempre avuto una fervida immaginazione, una volta mi disse che secondo lei quel pezzo di ferro piantato sugli scogli, a S.Andrea, era una cassetta delle lettere, la gente ce le imbucava per spedirle al mare, mettendoci dentro, nero su bianco, tutte le speranze, le idee, le aspettative e i segreti della propria esistenza. Frammentarie istantanee di esistenza nero su bianco, così le chiamava e lo diceva tutto d’un fiato, senza prendere il respiro: frammentarieistantaneediesistenzanerosubianco. Secondo lei il mare se le prendeva e ne teneva cura, portandole in viaggio, onda dopo onda, lì dove dovevano arrivare. Aveva dentro di sé una sorta di speranza, quella che l’universo trova sempre il modo di correggere la rotta, anche se fa giri lunghi, giri su giri, poi arriva dove deve arrivare. Mi sono sempre chiesta, se mai fosse vero che lì ci fosse una cassetta delle lettere e chi, a quel punto, avesse il compito di lasciare andare in mare quelle parole, facendo da custode alle riserve segrete dei sogni altrui