Di Francesca Emilio, Bari – In questi giorni di esilio forzato sono tante le discussioni che si stanno innescando in merito alle condizioni di disagio create nei confronti di bambini e ragazzi. Questi ultimi, sebbene spesso non se ne sia fatta menzione, nell’ultimo mese hanno visto i propri schemi rompersi drasticamente. Stravolte tutte le abitudini quotidiane, bambini e ragazzi giorno dopo giorno, hanno fatto i conti con l’assenza della routine scolastica, ma non solo. Sono venute meno anche tutte quelle che erano le attività sportive o artistiche previste nella fascia oraria pomeridiana. Negli ultimi anni, il diritto alla noia, necessario per ogni bambino, ragazzo o adulto per fare introspezione, pensare, riflettere e agire di conseguenza mettendo in moto l’ingegno e creando qualcosa in grado di abbattere la noia stessa, ha lasciato spazio a ritmi serrati. La noia è diventata infatti nel corso degli anni un problema da risolvere: i genitori sono sempre alla ricerca di qualcosa da far fare ai piccoli e ai ragazzi per fare in modo che questi non si annoino. Così facendo, da anni però, viene meno tutto quello che potrebbe scaturire dallo stato emotivo dovuto alla noia: idee, inventiva, genialità sono sepolte sotto cumuli di minuti da occupare pur di non annoiarsi. Molte delle volte, pur di non far annoiare i propri piccoli si concede inoltre loro l’opportunità di utilizzare tablet o smartphone andando a ledere ancora più nel profondo le infinite possibilità potrebbero scaturire con la sola necessità di ricercare qualcosa da fare piuttosto che abbandonarsi alla noia. La situazione, in questi giorni, sicuramente non è d’aiuto e non va incontro a piccoli e adulti: costretti a stare a casa per la salute di tutti la noia è tornata a bussare alle nostre porte ricordandoci di fermarci, respirare e ascoltarci.

Noi della redazione abbiamo deciso da giorni di parlare solo di notizie positive ed è per questo che, anche per venire incontro al difficile lavoro che molti genitori si stanno ritrovando a fare, vogliamo parlarvi di una bella iniziativa nata dalla necessità di una madre ed educatrice di non far annoiare il proprio figlio, ma di spronarlo, invece, a trovare soluzioni alternative alla noia, soluzioni fantasiose e pratiche, attuabili per tutti, anche per chi non ha un giardino. Parliamo di Ilaria D’Aprile, responsabile dell’associazione Essere Terra, che avevamo già intervistato in occasione del progetto Les petits Flaneurs. Ilaria, ormai da due settimane, accompagnata dal suo piccolo Giulian, sta postando dei video sulla pagina dell’associazione, per essere d’aiuto a tutte le mamme che, in questo periodo, stanno passando più tempo con i propri figli, interfacciandosi con l’esigenza di supportarli, appunto, nella ricerca di attività che siano alternative alla noia. “Sono un’educatrice alla sostenibilità e mamma di Giulian. In questo periodo storico in cui siamo obbligati a stare a lungo con i nostri figli anche io, come tante mamme, ho avuto difficoltà ad accettare questo cambiamento. Ad un tratto ho capito che mi si stava concedendo l’opportunità di godere di un tempo lungo a stretto contatto con mio figlio. Così mi sono detta: che cosa mi entusiasma? Che cosa vorrei che mio figlio ricordasse della sua mamma quando non ci sarà più? Entusiasmo, ironia, creatività, allegria – ha commentato Ilaria, che ha continuato – abbiamo utilizzato un mezzo che arrivasse a tutti: i video sui social rivolti ai bambini. Da lì abbiamo cominciato a costruire delle storie autentiche a partire da attività di outdoor education con materiali della natura o di riciclo rigorosamente da realizzare in casa con i propri genitori. Non si tratta di veri e propri tutorial, piuttosto di spunti, consapevoli che si possa fare meglio e con maggiore creatività. Quello che stiamo realizzando speriamo diverta soprattutto i bambini e trasmetta loro il nostro entusiasmo per la vita. Un consiglio che voglio dare a tutti i genitori è di rimanere autentici e di sfruttare questo tempo per riprendere in mano ciò che più amiamo. In questo modo i nostri figli avranno come esempio per la vita un adulto soddisfatto e felice”.

Facendo un breve giro di ricognizione sui social, nel tentativo di cercare materiale per questa riflessione, noi della redazione, in questi giorni di quarantena, ci siamo spesso imbattuti in account di giovani dai 12 anni ai 20, i quali hanno pubblicato storie o post in cui, erano scritte a chiare lettere frasi del tipo “mi annoio” o “non so che fare”.  La situazione non è diversa per molti bambini, soprattutto considerando che i genitori, in questi giorni, si sono ritrovati a dover svolgere doppie mansioni, dovendo supportare i propri figli anche nelle attività didattiche. Educazione e genitorialità sono ruoli connessi, l’uno non può essere escluso dall’altro. Spesso è più facile dire si, piuttosto che restare saldi sul no e trovare del tempo per poter supportare, in diverse attività, i propri piccoli. I giovani del nuovo millennio, a causa del drastico cambiamento che il momento storico ha imposto, non sono sicuramente stati abituati ad annoiarsi e in questi giorni risulta dunque ancora più difficile rieducarsi (perché non riguarda solo i piccoli, ma anche gli adulti) alla filosofia della noia. E’ più facile tuffarsi nei contenuti web proposti dalle diverse applicazioni che, per esempio, leggere un libro, disegnare, creare, inventare, avere il coraggio di non avere nulla da fare per ascoltare il proprio animo e lasciarsi guidare da lui, oltre che dal proprio intelletto. I video postati da Ilaria e dal suo piccolo ricordano invece quanto sia importante ricominciare a porsi domande importanti del tipo: ho tempo libero e adesso…? Tutto il meglio viene dopo quei tre puntini di sospensione, ovvero dopo aver avuto il coraggio di interfacciarsi con il nulla e con il silenzio nel quale tuonano, ancora più forti, tutte le voci dei mondi possibili, tutte le capacità o le realtà infinite che, impegnati ad occupare con ritmi serrati o con gli occhi sugli schermi, dimentichiamo spesso e volentieri di scoprire e sperimentare.