Di Francesca Emilio, Bari – Tra Mola, Polignano e Conversano c’è un tratto di costa che rischia di essere compromesso per sempre, lo si può scorgere costeggiando il litorale della nostra regione, un tratto incontaminato che ancora mostra le sue bellezze naturali e senza tempo in cui storia, cultura della nostra terra e natura si intrecciano dando vita ad un luogo caratteristico, in cui tratti dorati si alternano al nostro mare cristallino.

Stiamo parlando di Costa Ripagnola, meta ambita da molti turisti durante la calda stagione, ma anche luogo in cui hanno mosso i primi passi personaggi del calibro di Émile Bertaux, storico dell’arte e François Lenormant assiriologo e numismatico francese. Quel tratto di costa, rimasto intatto per secoli, dal 1997, è destinato a diventare una zona protetta, grazie ad un emendamento proposto dall’allora Consigliere regionale dei Verdi, Mimmo Lomelo, un emendamento che, però, ad oggi, sembra essere finito nel dimenticatoio.

Foto di Carmen Cafarella

Già nel 1979, con una variante al piano regolatore, c’era stato un primo tentativo volto a realizzare milioni di metri cubi di cemento, tentativo rimasto sospeso per molto tempo poi fallito grazie all’arrivo della legge Galasso dell’8 agosto 1985, la quale introdusse a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici ambientali. Nel corso degli anni molti altri sono stati i tentativi di mettere mani su quel luogo mistico e caratteristico della nostra regione. L’ultimo è recentissimo: risale infatti a circa due settimane fa la notizia del “si” da parte della Regione Puglia – nonostante la smentita da parte del Presidente della Regione Michele Emiliano in occasione della rassegna “Il libro possibile”  alla realizzazione di strutture alberghiere, sentieri di accesso al mare e altri servizi vari.

Pare infatti che la Regione abbia dato il via libera alla SERIM, società dell’imprenditore polignanese Modesto Scagliusi che, assieme al costruttore Giovanni Rubino, investirà 2,5 milioni di euro in quello che da molti è stato definito un “eco-villaggio chic”: quindici ettari di terra in cui, stando al progetto, una volta ristrutturati, i trulli – ora a rischio crollo – diventeranno mini suites per turisti amanti del “green” con aggiunta di sette cellule turistico-alberghiere per un totale di 21 posti letto, sottoservizi (fogna, luce, internet) e parcheggio ( da 50 auto in un luogo più distante poichè il progetto del parcheggio più grande è stato liquidato dalle opere autorizzate) che cambieranno per sempre le sorti di un luogo che, invece, con la legge regionale 19 del 1997, era stato individuato, assieme a tutta l’area costiera di Polignano, come designata per l’istituzione di un vincolo di tutela a parco, un iter burocratico che, a quanto pare, non è mai andato in porto.

Per capire meglio quali potrebbero essere le conseguenze di questo atto di deturpazione del territorio abbiamo fatto due domande all’Urbanista e professore ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica al Politecnico di Bari Dino Borri, il quale, negli scorsi giorni, aveva lanciato un allarme su Repubblica Bari in merito alla questione:

Lei ha lanciato un allarme spiegando che la progettazione al momento riguarda solo una piccola parte di quel pezzo di costa, ma su quello stesso tratto sono presenti una miriade di altri trulli rurali ubicati su territori privati: quali sono i rischi, oltre alla possibilità per gli altri proprietari di sentirsi autorizzati a ripetere azioni simili?

I rischi sono elevati, perché una volta che si apre la finestra di un intervento su una zona costiera dove fu stabilita dalla legge regionale per le aree protette (19/97) appunto, un’area protetta che il comune di Polignano rifiutò di istituire (ci tengo a precisare che fu l’unico comune di quelli che erano interessati dalle aree protette in provincia di Bari a opporsi, ce la fece con un po’ di acquiescenza delle istituzioni che accettarono di non scontrarsi con questo comune) si rischia di distruggere l’intero ambiente della costa. Attualmente la zona in questione è un’area libera da protezione della legge 394/91, una legge di attuazione prevista dallo Stato: una legge statale sull’ambiente e sulle aree protette a favore della tutela degli animali, delle acque e dei fattori biotici e dell’abiotici. Questa cosa apre la porta a molto altro ed è molto pericolosa. E’ uno scenario preoccupante, sarò una cassandra, ma le cassandre funzionano. Mi preoccupa molto questo scenario, anche perché viene da un’amministrazione, quella del sindaco Vitto, che abbiamo visto non avere molto in considerazione la questione della dimensione pubblica dell’ambiente e degli spazi.

Si tratta di un terreno privato, ma la legge regionale del 97, come da lei ricordato, inserisce questo tratto di costa tra le aree di interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico per l’istituzione di un’area protetta, in questo senso in che modo possono intervenire le istituzioni pubbliche e i cittadini. Il fatto che il terreno sia privato non crea, di fatto, complicazioni?

L’area è già protetta dalla legge, ma non è istituita. E’ un concetto giuridico difficile: la designazione dell’area c’è, ma il privato potrebbe dire che si è vero, è designata, ma non essendo materialmente istituita non ci sarebbero problemi a procedere. Quella di cui parliamo è una legge dell’ambiente, non una legge del paesaggio, il paesaggio è un concetto culturale, molto soggettivo, questa è una legge del Ministero dell’Ambiente, questioni oggettive molto importanti. Se il provvedimento regionale è stato fatto in maniera appurata, tutelandosi su questa eventualità, chiunque dovrà accettarla, punto. Si può motivare con i forti rischi che corre il territorio, il rischio di perdere un’area protetta. Mi auguro che il sindaco dell’area metropolitana di Bari, in cui il Comune di Polignano ricade, prenda coscienza di questo fatto, poiché ci sono poteri che Decaro ha in questo caso, in quanto questa è una violazione di un’area designata come area protetta ambientale regionale. Il fatto che non sia stata ancora istituita non vuol dire che quest’area non esiste nel novero delle cose protette. La questione è davvero molto delicata. Il Presidente della Regione Puglia, addirittura, passando sopra le capacità locali, potrebbe ancora più degli altri porre fine alla violazione di una legge regionale con un provvedimento di istituzione immediata.

Intanto i comitati de’ I Pastori della costa – Parco Subito, la Tutela delle coste Monopoli, Stop Centri Commerciali a Bari, Ass. Villaggio del Lavoratore San Paolo Stanic, Fare Verde Bari, Europa Verde, Bari Città Aperta e Movimento d’opinione: la Puglia ci riguarda, si sono attivati attraverso diverse iniziative, tra queste anche la creazione della petizione: “Giù le mani dalla Costa dei Trulli. Salviamo Ripagnola” (che ha già raccolto più di quattromila firme e noi di What’s up in Puglia vi invitiamo a firmare) chiedendo di dare avvio all’istituzione della riserva secondo la legge regionale prima citata bloccando dunque l’intervento di realizzazione della struttura alberghiera SERIM per tutelare e valorizzare concretamente l’ultimo tratto autentico di costa del sud est barese.

E’ convocata inoltre per la prossima settimana, da parte dell’assessore regionale all’Urbanistica e Paesaggio, Alfonso Pisicchio, un incontro con il sindaco di Polignano Domenico Vitto per continuare il dialogo utile a creare un parco urbano su Costa Ripagnola. Noi della redazione continueremo ad aggiornarvi in merito alla vicenda.

Giù le mani dalla Costa dei Trulli non è solo una presa di posizione ambientalista, è un messaggio rivolto ai cittadini per ricordare loro che esistono ragioni valide per cui vale la pena difendere il nostro territorio e non deturparlo, ragioni che si snodano attraverso la cultura e il folklore per arrivare direttamente all’eco-sistema che ci permette di esistere, attraverso le diverse forme di vita biotiche e abiotiche. Preservare piuttosto che versare cemento sulla nostra memoria, cancellando secoli di storia, natura e tradizioni, è oggi quasi un atto rivoluzionario, un atto che però, a lungo andare, permetterà di vivere avendo coscienza di quello che siamo stati e di quello che possiamo essere, permettendo a tutti di godere del diritto di vivere a contatto con le nostre radici, radici che appartengono a luoghi contaminati di specie animali e non che andrebbero preservati e non cancellate per sempre. Ognuno ha il proprio ruolo, e, così come hanno un ruolo tutti i fattori ambientali del territorio, noi esseri umani abbiamo il compito di difendere i luoghi in cui viviamo o, per lo meno, di conviverci coscienziosamente, preservando quanto più possibile, per fare in modo che l’interesse di pochi non prevarichi mai il diritto di tutti.