Di Francesca Emilio, Bari – Sei anni in giro per il mondo facendosi guidare dalla strada, prima con un solo zaino in spalla, poi a bordo di un Ford Econovan e poi sulle ruote di una bicicletta, imparando attraverso le culture incontrate lungo il suo viaggio, un viaggio iniziato in Kenya e in Tanzania continuato poi in Australia e Asia, snodandosi lungo le vie di Iran, Indonesia, Malesia, Tailandia, Cambogia, Laos, Myanmar, India e Nepal per poi arrivare agli ultimi due anni vissuti nel continente Americano, attraversando Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Ecuador e Perù, fino ad oggi, in cui, pieno di storie da raccontare, farà tappa in Italia, anche nella nostra regione, a Trani, per condividere le sue avventure e poi a settembre, ripartire alle volte di Chile, Bolivia e Argentina. 

E’ solo un frammento del viaggio, lungo sei anni, di Antonio Di Guida, fondatore di ItalianBackpacker.com, che il 5 luglio farà tappa al Babalù di Trani per l’evento “Un Viaggiatore si racconta”.

Antonio, classe 91, alla fine del suo percorso universitario, nel 2013, ha deciso di intraprendere un viaggio zaino in spalla in solitaria iniziando dal cuore dell’Africa, proprio lì, la sua avventura ha cominciato a riempirsi di nuove sfumature trasformandosi in un viaggio solidale in cui Antonio ha iniziato ad immergersi sempre più nelle culture e nelle terre che sceglieva di percorrere attraverso i propri mezzi e le proprie forze. Lungo la strada ha effettuato diverse esperienze, sostenendo il proprio viaggio con molteplici lavori, che gli hanno permesso di vivere a stretto contatto con le culture e le terre che sceglieva di visitare prima in autostop, poi a bordo dell’Econovan – che ha comprato con i soldi messi da parte durante la sua tappa a Sydney – e poi in bicicletta.

Antonio ama definirsi nomade e, anzi, lo è, e nonostante racconti più volte di aver avuto tanta paura nell’abbandonare quella vita a cui era abituato, alla fine ha compreso che la strada può insegnare molto e, quella vita sicura in cui immaginiamo il nostro futuro, inchiodati alle nostre routine, non riesce a raccogliere, in pieno, tutte le emozioni che si provano lasciandosi contaminare da un percorso pieno di persone, terre, culture e strade, sbagliate o giuste che siano, da imboccare per potersi sperimentare e poter guardare oltre le nostre abitudini e i nostri luoghi, fisici e non, di comfort.

Dalle sue esperienze è nata la necessità di raccontare e raccontarsi, raccogliendo, attraverso foto e scritti, le sue avventure con il fine di condividere e, soprattutto, motivare i lettori a non avere paura di abbandonare quelle quattro mura in cui si è abituati a vivere per intraprendere percorsi che, senza dubbio, possono lasciare un segno nell’animo di chi sceglie di intraprenderli.  

Tre sono i libri, nel dettaglio, che Antonio ha scritto durante questi anni di viaggio, Africa: viaggio di un Muzungu nella savana, Australia: dove i sogni prendono vita e L’Iran in bicicletta: 1700 chilometri da Bandar Abbas a Teheran.

A Trani, venerdì 5 luglio, è proprio dal contenuto dei suoi libri che inizierà il proprio dialogo con il pubblico pugliese, interfacciandosi poi con altri aspetti del viaggio e del viaggiatore, molti dei quali – racconta – hanno messo davvero a dura prova la sua anima. Durante l’incontro Antonio, dunque, snoderà il suo intervento concentrandosi soprattutto sui seguenti argomenti: la frontiera Stati Uniti-Messico (quando un muro parla per migliaia di anime), Il lago Atitlan, uno dei laghi più sacri al mondo distrutto dall’inquinamento e dalla contaminazione di prodotti chimici, l’eruzione del vulcano del Fuego, dopo la sua esperienza di convivenza con gli sfollati, di come è stata la gestione di centinaia di famiglie che dopo la strage hanno perso case e persone care, poi parlerà anche del Progetto LONG WAY HOME, un progetto che costruisce scuole con materiali riciclati dove è possibile svolgere volontariato, e ancora, del Progetto EL ZOPILOTE, una comunità che vive in Nicaragua dove è possibile svolgere volontariato e conoscere l’arte della permacultura, proseguendo nelle storie dei Kuna, popolo indigeno che vive sulle isole caraibiche fra panama e Colombia, concentrandosi inoltre anche su come attraversare proprio il confine Panama-Colombia nei migliori modi e, infine, Antonio parlerà di come poter sopravvivere viaggiando su una bici. Oltre alla mostra fotografica, saranno proiettati video del suo viaggio in bici attraverso Colombia, Ecuador e Perù.

Incuriositi dalla sua storia abbiamo fatto ad Antonio solo tre domande, proprio perché non vogliamo essere noi a raccontarvi delle sue avventure, ma perché sarebbe bello invece incontrarlo e lasciarsi contaminare, attraverso i suoi occhi pieni di vita segnati dalle strade che ha percorso e dalle persone che ha incrociato lungo la via.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere questo viaggio/cammino attraverso i luoghi del mondo?

Ho vissuto per ventidue anni rinchiuso dentro una scatola proiettata in una vita piena di comfort, visionando, ancora prima di vivere il presente, un futuro. C’è stato un momento in cui questa scatola iniziava a diventare stretta, piena di monotonia, non riuscendo più a capire quale era la mia casa ma soprattutto quale era il motivo per cui stavo vivendo. Ho avuto paura, tanta paura nell’abbandonare quella vita che casualmente si era creata, ma alla fine ho capito che la paura era abbandonare i comfort che avevo intorno. Volevo immergere la mia anima in ogni cultura di questo mondo, assaporare ogni tipo di esperienza che potesse cambiare la mia vita per sempre. Imparare tante cose da ogni religione, cultura ed esperienza, scartando quello che per me non era giusto e tenendo quello che per me era l’essenziale per poter vivere. 

Durante i tuoi viaggi trovi empatia e solidarietà tra le persone che incontri?

A volte le persone del luogo si approfittano dei viaggiatori, ad esempio chiedendo sempre più soldi del dovuto, ma se ti presenti in bici trovi sempre gente sorridente che ti chiede da dove vieni e dove sei diretto. Ti offrono un pasto caldo e magari anche un posto per dormire, incontri tutta la generosità possibile. Per questo ho deciso di vivere in viaggio con una bicicletta, per connettermi ancora di più alle persone incontrate nel cammino. Sono sempre stato accolto con un caloroso abbraccio e un benvenuto. L’esperienza più incredibile l’ho vissuta in Iran. Pedalando l’intero territorio persiano ho incontrato meravigliose persone pronte sempre ad accogliermi nella loro casa, ne parlo proprio in uno dei miei tre libri che presenterò nell’evento a Trani!

Gli occhi dei viaggiatori sono spesso occhi molto attenti, capaci di guardare i luoghi scrutando oltre quello che i cittadini abituali riescono a vedere: cosa ti ha colpito della Puglia? C’è qualche sfumatura che ti va di condividere con i lettori di What’s Up In Puglia?

Ricordo che dopo il mio viaggio in bici in Asia sbarcai in Puglia dalla Grecia. Erano anni che non mettevo piede sulla nostra terra e quello sbarco in Puglia fu veramente magico. Mi fiondai subito in un mercato di pesce ascoltando i mercanti vendere la propria merce, il dialetto erano note meravigliose per le mie orecchie, sentivo tutta la magia che solo in queste terre si può creare, poi c’è stata la pedalata per tutta la costa, forse una delle coste più belle viste in vita mia, avevo sempre il mare sul mio lato a farmi compagnia e dall’altro gli ulivi secolari. Penso che la Puglia sia magica in tutto, per il territorio, per le persone e soprattutto per la cultura del cibo.

L’Evento, come già detto, si terrà presso il locale Babalu’, al Porto di Trani. Avrà inizio alle ore 18, con una mostra fotografica dedicata ad Asia e America e continuerà alle 21, con la proiezione dei video e l’incontro con il pubblico.
Tutti gli amanti del viaggio, delle culture, del mondo, o anche solo i curiosi o gli avventurieri che hanno voglia di intraprendere un nuovo percorso, ma non sanno da dove iniziare e non solo, sono invitati!

Ingresso libero.