Mi serve un titolo per questa foto, altrimenti non la pubblico, ok, ce l’ho: sometimes you need to get lost to find yourself. Nel senso che tutte le volte che ho sbagliato strada poi ho trovato quella giusta, tipo quella volta in cui mi persi in Sardegna e mi ritrovai nel mezzo del nulla, un nulla bellissimo, o quella volta in cui con mia moglie, a Bari, non ne prendevamo una giusta di strada, sorprendendoci ad ogni vicolo. Bisogna perdersi, per ritrovarsi, lo dice pure Neffa in una canzone, strategie dell’universo, se non erro, o notte blu, ma quello non è Frank Siciliano? Non lo so più. Ma che lo dicano gli altri o meno, io lo sosterrò sempre: perdersi è il miglior modo per scoprire cose che altrimenti non vedresti. Oppure si, le vedresti, ma non con la stessa attenzione che ti provoca la tensione dell’errore. Bello. Poi magari non scopri nessuno scenario mozzafiato o la vita non cambia affatto, magari il giorno dopo è tutto uguale, ciao, arrivederci, roba normale, magari non c’è nessun cielo spettacolare, nessuna luna da contemplare, solo una strada da attraversare e qualche deviazione da testare, tipo il tempio della birra. Che fai, non entri? Io sono entrata. Ma non potevo scrivere semplicemente il titolo? No. Secondo me non sarei stata chiara, non con me stessa. Bisogna perdersi, bisogna sbagliare, bisogna sorprendere persino se stessi, rischiare. Tutte le volte che ho stravolto le cose, ho aggiunto tasselli più belli. E quindi niente, che fai, non sbagli? Io sono nel viaggio e ci rimango – citando Bassi Maestro e Tormento.