​Le nuvole che coprono la luna non sono un po’ come tutte quelle stronzate che diciamo a noi stessi per non fare qualcosa? Se ne stanno lì, come i nostri pensieri, i film mentali, le paranoie, e coprono, coprono ogni forma di luce, ogni sprazzo di bellezza, di possibile eventualità, di vita. Spostarle costa fatica, si, ed Amye, che fluttuava con la mente ponendosi mille domande, lo sapeva bene, ma sapeva anche che ne valeva la pena, valeva la pena soffiarle via, solo per il rischio di vedere la luna, qualunque lato del suo volto avrebbe mostrato. Sarebbe stato un risvolto utile per accumulare esperienza, ferite, voli, cadute, tasselli di vita, una vita che in fondo, altro non era, che un agglomerato di imperfezioni, di luce e buio, ed altro, no, non poteva essere. Ed era dannatamente giusto e bello così, lei lo sapeva, lo ripeteva sempre, a se stessa e agli altri, ma, c’era sempre qualche “ma” quando la realtà diventava tangibile e i rischi erano alti. Non poteva aspettare semplicemente che le cose accadessero? Come la luna attende che il vento spazzi via le nuvole? No. Non poteva, non poteva essere luna. Doveva essere vento e andare, andare e rischiare.