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Cronache & Storie

Zest, un marchio eco-friendly pugliese nato a Londra: quando partire è una necessità e reinventarsi all’estero offre più opportunità

Di Francesca Emilio, Bari – Era il 2008, il crollo della banca statunitense Lehman Brothers dava inizio a quella crisi finanziaria che si è riversata pesantemente prima sulla Grecia, poi su Irlanda e Portogallo fino ad arrivare in Italia. Il sistema monetario europeo, entrato in vigore sei anni prima, vacillava ed evidenziava, questa volta in maniera più nitida, quella che per alcuni era già una verità latente: l’identità unitaria europea non era poi così tanto consistente.

Molti studenti italiani appena finiti i loro percorsi scolastici si sentivano smarriti: scegliere di andare altrove e iniziare subito una carriera lavorativa o continuare il percorso di studi, magari scegliendo la facoltà che, una volta conclusasi, avrebbe offerto con maggiore facilità la possibilità di iniziare una carriera lavorativa.

Vincenzo Inglese, un ragazzo pugliese nato da madre napoletana e padre venezuelano, che adesso preferisce farsi chiamare Vincent, ha scelto di restare, si è trasferito prima a Napoli, poi è tornato a Bari, cambiando due diverse facoltà, fino a quando il peso della crisi finanziaria, susseguito da politiche di austerità, non ha iniziato ad intaccare anche il vivere quotidiano, il vivere sociale, mettendo in grave difficoltà diverse famiglie, compresa la sua, decidendo di trasferirsi altrove.

Dieci anni dopo Vincent è tornato a trovare la sua regione d’origine, questa volta con occhi diversi, gli occhi di chi, nonostante la difficile scelta, con una consapevolezza diversa, sa di non voler tornare indietro. La Puglia – ci racconta Vincent – è parte del suo DNA, senza, non sarebbe quello che è e, probabilmente non avrebbe mai scelto di fare quello che fa anche a distanza di chilometri dalla terra che lo ha visto nascere e crescere.

A Londra ci è arrivato con poco e niente, con un biglietto di sola andata e un bagaglio pieno di poche cose, ma di tanta speranza, quella stessa speranza che lo ha portato, dopo quasi dieci anni ad aprire due aziende, tra queste Zest Lifestyle, un marchio e-commerce eco-friendly con il quale, per ogni vendita, dona un pound o all’associazione 4Ocean, che si occupa di rimuovere un pound (unità di peso) di immondizia dall’oceano per ogni pound donato, o all’associazione One Tree Planted, che si occupa di piantare un albero per ogni pound di donazione. Con il suo marchio ha già donato quasi diecimila euro in beneficienza a queste due associazioni che lavorano per il bene dell’ambiente.

Ma lasciamo la parola a Vincent che ha raccontato di sé e del suo progetto alla nostra redazione per la rubrica Dalla Puglia al Mondo:

Come è nata l’idea di Zest?

L’idea è nata grazie alle passioni in comune con Nathan Khider, co-fondatore dell’azienda. Ci siamo conosciuti attraverso il mondo del fitness, da lì abbiamo scoperto di essere entrambi appassionati ai prodotti eco-friendly. Zest è nato subito dopo, come conseguenza alla necessità di contrastare l’uso eccessivo e sbagliato di plastica. E’ un progetto la cui missione è quella di creare prodotti che siano allo stesso tempo eco-friendly e riutilizzabili oltre che cool e alla moda. Per ogni vendita di un prodotto Zest doniamo 1 pound di beneficienza ad una delle due associazioni tra cui possono scegliere i nostri clienti.

Quali sono i progetti in cantiere?

Abbiamo scelto di iniziare la fase sperimentale del progetto con la borraccia in acciaio inox Zest, ma questo è solo il primo di tanti prodotti. Stiamo già lavorando sul secondo che è una cannuccia, sempre in acciaio inox, riutilizzabile e portatile! Le idee però non si fermano qui, ma non voglio anticipare nulla!

Ormai, come hai già raccontato alla nostra redazione, vivi a Londra da dieci anni circa, come mai hai scelto di andare via, proprio in Inghilterra e come vivi la tua vita lavorativa all’estero?

Sin da bambino ho sempre sognato di vivere all’estero, dopo aver provato due università diverse in Italia e aver avuto la sensazione di fallire, mi è sembrato il momento giusto per impacchettare le poche cose che avevo e partire all’avventura, sono partito con soli 100 euro. E’ stata sicuramente dura e il Vincent di adesso probabilmente non riuscirebbe mai a rifare quello che ha fatto, ma il Vincent ventenne non aveva niente da perdere. La vita lavorativa in Inghilterra – soprattutto a Londra – è davvero diversa da quella italiana. Qui, non solo sei supportato a livello burocratico e morale in ogni passo, ma, soprattutto, regna la meritocrazia prima di amici, conoscenze o parenti. Per farvi un esempio, sono appena tornato da una piccola vacanza in Puglia e sono andato a mangiare ad uno dei miei ristoranti preferiti di Bari, gli stessi ragazzi che erano camerieri li 10 anni fa sono ancora camerieri nello stesso ristorante. Per me è stato davvero scioccante, a Londra dopo 6 mesi da cameriere puoi facilmente essere promosso supervisor o caposala ecc, non oso immaginare dopo 10 anni di lavoro nello stesso ristorante. Io ho iniziato come lavapiatti in un ristorante Italiano perché non parlavo inglese, ora, dopo 9 anni lavoro come manager per un’agenzia immobiliare e ho due aziende nate da poco: Zest, un marchio e-commerce eco-friendly e Go Digital London: un’agenzia di digital marketing.

Avresti voluto occuparti delle stesse cose in Puglia?

Penso che avrei potuto lavorare per un’agenzia immobiliare ma non avrei mai potuto avere due aziende a mio nome in Italia, tanto meno in Puglia. Aprire una partita iva in Italia, soprattutto al sud, dove siamo spesso abbandonati a noi stessi, corrisponde ad una condanna a morte, in Inghilterra ho aperto due aziende con 30 euro e non ho ancora iniziato a pagare tasse grazie alle agevolazioni che questo paese offre ai giovani imprenditori come me.

Da italiano, la Brexit ti spaventa?

Nonostante tutti i rinvii della Brexit e la confusione dei cittadini inglesi io ho ancora piena fiducia nei politici e nella politica inglese, sono sicuro che comunque vada l’Inghilterra continuerà ad essere una nazione importante a livello internazionale e riuscirà a garantire un’ottima vita per i propri cittadini. Personalmente la Brexit non mi toccherà più di tanto, perché già vivo e lavoro qui da molti anni, ma negli anni successivi a questa scelta politica sono diminuiti molto i giovani italiani a Londra.

Ti manca la Puglia? Cosa in particolare?

La Puglia mi manca molto, mi manca l’aria sicuramente più pulita che si respira, il cibo, il mare e le amicizie, ma non penso che riuscirei a vivere in Italia di nuovo. Mi sono molto adattato allo stile di vita inglese e all’indipendenza e maturità che questo comporta.

Cosa consigli ai giovani italiani che, come te, hanno intenzione di fuggire dall’Italia?

Ai giovani che vogliono andar via dall’Italia dico: non siete alberi, non dovete crescere e morire nello stesso posto dove nascete, il mondo è grande, immenso, e se sentite di non appartenere o di non vivere bene in Italia è un vostro diritto e dovere provare a cambiare vita. Non sarà sicuramente facile, ma un giorno non avrete nessun rimpianto.

Quali sono le tue pratiche quotidiane da cittadino nei confronti del rispetto dell’ambiente?

Prima di tutto ci tengo a precisare che la raccolta differenziata è di dovere a Londra, ed è una fortuna che ci sia così tanta attenzione all’ambiente. Io poi, personalmente, cerco di usare meno plastica possibile, dicendo continuamente no a cannucce o a bottiglie, piatti, posate ecc di plastica. Basta pensare che ogni oggetto in plastica mai creato è ancora in circolazione, molto probabilmente nei nostri mari e oceani. Dobbiamo capire che il cambiamento parte dal nostro piccolo e dalle nostre azioni quotidiane, in Italia non c’era molta attenzione nei confronti di questa sfaccettatura a mio parere molto importante ed è forse anche questo che mi ha spinto ad intraprendere questo percorso.

E’ previsto – conclude Vincentche nel 2050 ci sarà più plastica che pesci nel mare, è una verità che non voglio si trasformi in realtà, con il mio marchio non ho l’ambizione di salvare il mondo, ma di scuotere le coscienze e fare in modo che ci si soffermi a pensarci due volte prima di inquinare l’ambiente, pertanto mi auguro che le buone pratiche arrivino presto e in maniera consistente anche lì dove ho mosso i miei primi passi, in quella terra a cui sono legato dalla quale sono dovuto fuggire, anche consapevolmente, per non soffocare e assicurarmi un futuro stabile.