Satelliti, costellazioni, riflessioni caotiche, ombra e luce, rossoblu, surplus di colori, sfumature, maschere da togliere e rimettere per sopravvivere, tasche da svuotare per portare con sé solo l’occorrente, occorre chiedersi più spesso dove stiamo andando, se è nostro il fiato con il quale stiamo respirando, perché ci stiamo affannando a rincorrere l’utopia della perfezione, che tanto non esiste e si sbaglia chi insiste, si sta bene con le teste nel caos, con le ferite aperte, con i sogni che trasbordano dai cassetti, con le notti senza sonno, con la voglia di lottare e di rischiare, senza guardarsi indietro, andare, con le canzoni tristi e quelle da ballare, con le cose vere, le cose belle, la poesia delle sere, dei viaggi intorno alle stelle, le proprie idee a fuoco, i propri riflessi nitidi e il caos che sgorga da dentro, come flusso di parole, emozioni, azioni, intenzioni, dilatazioni di sguardi e di tempo.