Di Francesca Emilio, Bari – Una tipica giornata invernale pugliese, con il sole alto, pronto a riscaldare gli abitanti con il proprio tepore. Non c’è un filo di vento, il mare è avvolto da una calma piatta. Il borgo suggestivo di S.Spirito respira la quiete assordante di un tempo dettato da nuovi ritmi, quello della pandemia, quello delle strade semi deserte e del silenzio nelle ore di punta. Poi, sedute calme di fronte al mare, alcune papere. Sembrano rilassate, prive di pensieri e felicemente silenti, in quello che ormai si direbbe sia il loto habitat “naturale”. Oltre le papere, il mare e la magia del borgo di S.Spirito, una distesa di rifiuti. Il momento, immortalato dal fotografo Onofrio Pinto, parla chiaro. Bottiglie di plastica, fazzolettini, bottiglie di vetro, cicche di sigarette, sono solo alcuni dei rifiuti da cui sono circondate le papere e da cui, di fatto, è invaso il lungomare. La foto, pubblicata negli scorsi giorni sui social, si commenta da sola. Non c’è bisogno di aggiungere molto, se non che si tratta di uno scenario a cui non si dovrebbe mai assistere e invece è reale, tangibile come il fatto che, artefice di questo scenario, non sono gli animali, bensì l’uomo. Le papere se ne stanno lì, inermi, nel luogo in cui i cittadini le hanno accolte, stesso luogo in cui, lo scorso settembre, si è consumata la triste tragedia che ha visto una delle papere perdere la vita a causa, probabilmente, di avvelenamento. La foto parla chiaro, non c’è dubbio, e narra di quella che ormai è diventata un’abitudine, quella degli sguardi superficiali e fugaci, quella di guardare e passare oltre perché ormai si fa sempre più raramente caso a quello da cui sono circondati i nostri territori.  Campagne, strade di città, vie dei borghi e molto altro ancora, è raro, oramai, trovare un luogo che non abbia un residuo d’immondizia lungo il proprio percorso. Si va dalle situazioni più gravi, a quelle più lievi. Basta aprire un attimo gli occhi per rendesi conto, sul serio, di quello di cui moltissimi luoghi, spesso borghi bellissimi, ma anche campagne isolate o strade di città, sono circondati. Quante volte capita di lasciar scorrere le immagini, di vedere, ma non guardare davvero, i luoghi che ci appartengono? Quel fermo immagine deve far riflettere, perché racconta proprio questo, dell’attitudine, ormai divenuta comune, al restare indifferenti. Certo, una foto è una testimonianza che resta, ma basta farsi una passeggiata lungo le strade di S.Spirito, Palese o Bari, per rendersi conto che siamo circondati dai rifiuti. Rifiuti che alcune volte vengono dal mare, altre volte vengono da chi in quei luoghi ci vive e preferisce buttare per terra una carta, piuttosto che infilarsela in tasca per smaltirla a casa o in un cestino, ma che in fondo, hanno un solo e unico responsabile: l’uomo. Si potrebbe dare la colpa all’assenza di cestini? In effetti, come ci hanno raccontato alcuni residenti, è vero: per le strade di Bari, nello specifico S.Spirito e Palese, visto che è di questo che ci stiamo occupando, i cestini sono pochi. Inoltre, a Palese, ma non solo, le campagne sono diventate vere e proprie discariche a cielo aperto, con gente che sfida addirittura l’attuale decreto, spostandosi da comune a comune, per gettare frigoriferi, residui industriali e molto altro. Ultimamente, proprio per ovviare al problema cestini, in merito erano intervenuti i volontari di Vogliamo S.Spirito Pulita, disseminando per il lungomare dei barattoli di latta utili almeno per le cicche di sigarette. Situazione diametralmente opposta a quella del lungomare di Otranto, in cui, non c’è isolato in cui non ci sia un cestino. La verità è che però non si può dare la colpa solo all’assenza di cestini, perché non giustifica in alcun modo la mancanza di responsabilità nei confronti degli animali e del pianeta, oltre che dei luoghi e delle città. Tutti, responsabilmente, dovrebbero prendersi cura dei luoghi, sentirli propri, non lasciare che l’abitudine al brutto scardini la necessità di proteggere gli animali, l’ecosistema e, in alcuni casi, la magia di borghi bellissimi, come quelli di S.Spirito. Siamo tutti responsabili o almeno dovremmo sentirci così, parte di una comunità che, coadiuvata dalle istituzioni, si prenda cura dei cittadini e del territorio, compresi gli animali. Dietro quella foto, oltre quel momento, quelle papere arrese ad una quotidianità a cui molti spesso non fanno più caso, c’è, di fatto, una verità che abbiamo smesso di vedere: anche noi siamo abituati a vivere in questo modo, a non vedere la realtà da cui siamo circondati perché parte, ormai, di una normalità che tutto è, tranne che normale. Basterebbe aprire gli occhi, aprirli sul serio e ricordarsi o forse imparare – perché nemmeno lo insegnano più – a fare comunità e a partecipare attivamente affinché tutti, da bambini ad animali, possano vivere sereni in un luogo in cui, non si deve essere costretti a camminare tra i rifiuti o a farsi spazio tra essi, quasi dimenticandosi che esistono, se si ha voglia di starsene sul mare, ad ammirare il potenziale di bellezza che avvolgerebbe ogni luogo, se tutti si sentissero “chiamati in causa” nell’atto di prendersene cura, non solo per renderli “belli” e vivibili, ma anche per le disastrose conseguenze che derivano dalla selvaggia abitudine di deturpare i territori riempiendoli di rifiuti tossici e inquinanti, per gli esseri viventi e per il pianeta.  Intanto, sempre Vogliamo S.Spirito Pulita, nella persona di Roberto Tatoli, responsabile dell’associazione, ha già annunciato che ci sarà presto un clean-up per ripulire la zona. Una bella iniziativa di cui ci facciamo promotori, ricordando però che non basta pulire una volta il territorio, perché purtroppo, dopo poco tempo, quel luogo tornerà ad essere così come è in quella foto: bisogna compiere piccoli passi insieme, ogni giorno, in ogni luogo, non solo tra le mura delle proprie case. Perché in fondo e questo forse non è ben chiaro a molti, siamo tutti cittadini del mondo e dovremmo imparare a sentirci tali, perché ogni cosa ci riguarda.

Foto di Onofrio Pinto